Il ban imposto a Huawei, che ha privato gli smartphone della casa cinese di tutti i servizi Google, sembrava poter rallentare l’ascesa di uno dei marchi tech più forti del momento, ma non è così.
Stando alle parole di Ren Zhengfei, CEO e fondatore di Huawei, l’impatto avuto non è stato affatto quello pronosticato da molti analisti, tanto che la società punta oggi al primo posto in classifica.
Huawei, tra revoca del ban e HarmonyOS
L’ufficialità del ban imposto dagli Stati Uniti aveva fatto sorgere grandi interrogativi sul futuro di Huawei. Il ban, infatti, prevedeva tra le altre cose la fine della collaborazione tra Huawei e Google: tutti gli smartphone futuri del brand cinese avrebbero dovuto rinunciare alle app e ai servizi Google, Play Store incluso.
Una limitazione del genere sembrava essere la pietra tombale di Huawei, almeno nel mercato occidentale. In realtà i danni sono stati minori del previsti: forte di un mercato nazionale forte e di alcune manovre di contenimento, Huawei ha venduto 65 milioni di smartphone nel terzo quadrimestre del 2019, superando ogni aspettativa.
Un risultato notevole, considerati i numerosi marchi (alcuni nati da pochi mesi) che avevano provato ad occupare lo spazio lasciato libero da Huawei. Xiaomi con Redmi e Oppo con Realme hanno avviato una politica commerciale aggressiva proprio per strappare a Huawei il segmento medio-basso del mercato.
In realtà, nonostante l’innegabile successo avuto dai due marchi, Huawei ha retto il colpo e sembra intenzionata a non cedere terreno. Del resto la situazione è già molto più distesa rispetto a qualche mese fa, e il ban potrebbe addirittura essere archiviato nel 2020.
Huawei, stando sempre a quanto detto da Zhengfei, in ogni caso ha le spalle coperte. Il piano B si chiama HarmonyOS: un sistema operativo basato su Android ma sviluppato in casa da Huawei, che permetterebbe alla casa cinese di fare a meno di Google.
Cosa credete sia meglio per Huawei, scegliere la strada del “chi fa da sè fa per tre” e puntare tutto su un nuovo sistema operativo, o provare a scendere compromessi e riconquistare il supporto di Google?