Ci siamo, era passato effettivamente troppo tempo dall’acquisto del mio ultimo MacBook Pro (correva l’anno del Signore 2016). Complice anche uno schermo rinnovato in termini di dimensioni (scusa volgare per giustificare la scimmia che imperversava), ho deciso di darlo via (il MacBook da 13” ovviamente) e spendere oltre 4.000 € per portare a casa questo MacBook Pro da 16” e fare così una recensione completa di questo che sembra essere il primo MacBook non prodotto da Apple.
Perchè? scopriamolo insieme
Confezione
Classica, poco da discutere. All’interno trovi il MacBook Pro 16” con le plastichine da scartare in religioso ascolto del rumore da “scartamento”, il caricabatterie, cavo usb-c e stickers (stavolta space grey).
Display
Prima vera “rivoluzione” di questo nuovo MacBook Pro 16” è il display. Due sono difatti le modifiche apportate a Apple: in primis, le dimensioni: la “vecchia” line up da 15” infatti non è più presente in commercio, sostituita da questa nuova versione che presenta un display da 16 pollici di dimensioni, che però non ha un aumento considerevole delle dimensioni, grazie alla riduzione delle cornici, che finalmente fanno entrare questo MacBook Pro di diritto nella generazione over 2019 di ultrabook.
La risoluzione è ora di 3072 x 1920 con 226 PPI. Non siamo di fronte ancora ad un display 4K, anche se la scelta addotta da Apple è in un certo senso giustificata: questo MacBook Pro difatti cerca di bilanciare risoluzione con autonomia della batteria, e devo dire che lo fa in maniera davvero egregia (ma di questo, ne parleremo dopo).
Addio tastiera a farfalla
Altro punto dolente delle passate generazioni di MacBook Pro, era la tastiera. Ricordi il tanto discusso meccanismo a farfalla introdotto da Apple nelle sue tastiere, che dotava appunto i tasti di una corsa più bassa? Ecco scordatelo.
La tastiera del nuovo MacBook Pro 16” è la nuova magic keyboard che tanto da vicino mi ricorda quella del mio iMac Pro.
Aumenta la corsa del tasto, e finalmente scompaiono i problemi che affliggevano la vecchia soluzione a farfalla, nella quale bastava che si insinuasse un granello di polvere per far smettere di funzionare il tasto stesso.
La digitazione scorre fluida e senza intoppi, e sembra quasi di essere tornati nel 2015, con le tastiere dei MacBook Pro con mela che si illuminava. Questa tastiera però, fa tesoro delle passate esperienze, e risulta molto più godibile e veloce da utilizzarsi.
Anche il rumore che aveva contraddistinto le tastiere con meccanismo a farfalla, in questa nuova tastiera (che riprende il meccanismo a forbice di un tempo) viene attenuato.
In questo MacBook Pro da 16” torna a far capolino il tasto esc fisico (finalmente, per la gioia dei programmatori) e la Touch Bar (ancora con lo stesso grado di utilità di sempre, ovvero pari a zero) si riduce (per fortuna) in favore del tasto di accensione/spegnimento con sensore di impronte digitali, che ora è isolato dal resto della Touch Bar stessa.
Prestazioni Complessive
La mia configurazione presenta una CPU Intel I7 con 6 core a 2,6 Ghz, 32 GB di RAM, GPU Radeon Pro 5500 M ed una SSD da 1TB.
Inutile dirti come tutto scorra fluido e senza il minimo intoppo, soprattutto nei task più pesanti, come ad esempio i rendering di files pesanti su Final Cut.
La temperatura sul poggia mani, anche durante compiti che stressano la CPU, resta comunque nella media, e, cosa ancora più importante, finalmente è scomparso il fastidioso throttling che si aveva nelle precedenti generazioni di Mac, grazie soprattutto al nuovo sistema di raffreddamento, che ora consta di due ventole ancora più grandi, ed un meccanismo di dissipazione ancora più efficiente.
Autonomia
Uno dei motivi della mia scimmia nel voler passare a questo nuovo MacBook era proprio l’autonomia. Se difatti il mio MacBook Pro da 13” mi garantiva (almeno con un utilizzo base, come la navigazione web) circa 4-5 ore di autonomia, questo nuovo MacBook Pro finalmente stravolge i paradigmi: difatti Apple ha totalmente rivisto le componenti interne, spremendo ogni millimetro per far posto ad una batteria, che definire enorme è un eufemismo: ben 99.8 Wattora (il limite massimo consentito nei voli per trasportare con se un pc o mac), che finalmente donano nuovamente al Mac uno dei suoi cavalli di battaglia, che con l’avvento del nuovo design senza mela illuminata, era un po scomparso dietro le quinte.
In navigazione web infatti, ho sfiorato le 11 ore, mentre con un utilizzo intenso (come uso di Final Cut per montare la video recensione di questo mac) sono arrivato ad 2 ore.
Cosa non mi piace di questo MacBook Pro 16”
A distanza di anni, non riesco ancora a dare un senso alla Touch Bar, che a mio giudizio è totalmente inutile: manca un feedback tattile, la posizione dei tasti cambia in continuazione non permettendo una memoria visiva (visto che la tattile è scomparsa) e di conseguenza il meccanismo, così come per come si trova attualmente su questo MacBook Pro, diventa tutto fuorché intuitivo.
Avrei preferito un MacBook con display touch, ma sappiamo benissimo che la scelta intrapresa da Apple con questa touch bar va proprio controcorrente (e con risultati direi non proprio eccezionali).
Manca ancora un Face ID, che avrebbe allineato questo portatile (pro appunto) alla line up di iPhone 11 pro ed iPad Pro. Vi è ancora un sensore di impronte digitali, che ormai è totalmente scomparso dagli ultimi iDevice, in favore di una soluzione di sblocco con riconoscimento facciale, che qui semplicemente manca.
Ancora, la fotocamera frontale ha una definizione che nel 2019 non è semplicemente accettabile, e che fa comparire subito rumore digitale non appena la luminosità ambientale scende.
Infine, manca un lettore di schede SD, che in un portatile pro come questo è ad oggi un obbligo.
Ok, sappiamo benissimo che Apple fa scelte coraggiose per “innovare” tagliando molto spesso i ponti in maniera drastica col passato, ma se così fosse, che senso ha mantenere ancora il jack da 3,5” per gli auricolari, stante la direzione “wireless” intrapresa da Apple con le AirPods?
Conclusioni
Un portatile che sembra segnare una nuova era nella storia di Apple, che finalmente sembra ascoltare (a metà) la sua base di utilizzatori.
Proprio questo è il motivo della domanda che ho fatto (in maniera ironica) nel titolo di questo articolo: siamo infatti stati abituati ad una Apple che non ascoltava i suoi utilizzatori, ma che prendeva scelte anche ardite, imponendole alla sua base di clienti.
Oggi la rotta sembra cambiata: basti pensare che questo è il primo MacBook Pro che va controcorrente, aumentando il suo spessore (quasi una blasfemia per una azienda come Apple che ha sempre fatto della riduzione dello spessore dei suoi dispositivi una scelta cardine in nome del design) in favore di un aumento dell’autonomia.
Non mancano alcune lacune (quali quelle evidenziate un po più in su), ma finalmente direi che questo nuovo MacBook Pro da 16” può dirsi una scelta azzeccata per chi il Mac lo usa davvero per la sua professione.